Cima Giovanni Paolo II°
Lanzada 2 aprile 2005,
a causa della morte del pontefice Giovanni Paolo II° la gara di sci
alpinismo “Gara del Pizzo Scalino” organizzato dalla Sportiva Lanzada in
collaborazione con il CAI Valmalenco per il giorno 3 aprile 2005 viene
annullata.
La gara di sci d’alpinismo quest’anno si sarebbe dovuta svolgere sulla cima
di Val Fontana, attraverso un passaggio tecnico individuato dalla guida
alpina
Elia Negrini
Tutto era pronto per la gara, l’organizzazione e i supporti tecnici: ben 200
metri di corde fisse sistemate tra venerdì e sabato sul canalino e sulla
cresta.
Considerato che la manifestazione era stata annullata, dopo un breve summit
tra gli organizzatori a Campo Franscia, si è deciso di percorrere comunque
il percorso con gli sci d’alpinismo senza competizione dando così modo anche
ai volontari preposti ai controlli, di raggiungere la cima attraverso il
bellissimo
canalino attrezzato e altrimenti raramente
percorribile.
Il mattino seguente ci troviamo in località Campo Franscia di buon’ora
pensando di lasciare qualcosa in memoria di Papa Wojtyla il giorno stesso
proprio sulla cima che saremmo andati a raggiungere. Qualcosa di semplice e
immediato ma che sarebbe poi potuto diventare qualcosa di più grande.
L’albergo Edelweiss ci fornisce uno spago che sarà utilizzato da
Quinto
Salvetti ed Elia per creare una croce sul punto più alto
della montagna con i pali portati da
Enzo
Rossi e
Lucio Salvetti e utilizzati sul
percorso per fissare le corde fisse. Questo è stato un piccolo ricordo per
quel Papa che tanto amava la montagna, ma anche solo l’inizio della storia
che sto per raccontare.
Sono più di cento le persone che quel giorno attraversano la cima da est ad
ovest, io arrivo con le ultime persone e d’accordo con Elia resto lì ad
attendere che tutti arrivino in cima per poter liberare la prima corda,
recuperarla e riportarla a valle.
Resto solo sotto il ripidissimo canalino. Squilla il telefono, il presidente
della Sportiva Lanzada Serafino Bardea, mi chiede notizie al riguardo
della nostra ascensione, confermo che tutto sta andando come previsto ma che
sarebbe davvero bello di pensare di deporre qualcosa sulla cima in memoria
del pontefice che ci ha appena lasciati e per il quale la competizione si
era fermata, insieme, con il mondo intero.
Nel frattempo l’ultima persona aveva raggiunto la cima e la corda iniziò a
scivolare verso il basso, la recupero come posso e mi sposto fuori dalla
traiettoria del canalino per avvolgere meglio la corda. In un primo momento
pensai per agevolare l’operazione avvolgendola sulle mie racchette che erano
lì infilate al contrario nella neve per non farle scivolare in basso, ma
desisto e, seppur malamente riesco ad avvolgere la corda e ad infilarla
nello zaino che era rimasto dove avevo lasciato gli sci.
Ero pronto per tornare a valle; la corda era con me, levo i ramponi, rimetto
gli sci e faccio per prendere le racchette …. ma le racchette non ci sono
più. Incredulo mi guardo attorno ricordandomi che l’ultima volta che di
sicuro le ho viste erano a 20 metri e ci volevo avvolgere la corda. Levo di
nuovo gli sci e mi metto a cercarle nella neve, ma non riesco a trovare
nulla e attiro l’attenzione di
Gianluca Nani, atleta della Sportiva
Lanzada, che mi raggiunge aiutandomi a cercare queste racchette sparite
misteriosamente nel nulla.
Ci sono solo 20 metri in cui avrei potuto lasciarle, non è scesa neve, non
c’è vento, non possono essere spostate da nessuno.
Niente da fare dopo circa mezzora di ricerche decidiamo, increduli, di
lasciare perdere e tornare a valle. Gianluca mi lascia le sue racchette (che
poi mi regalerà) per scendere tanto lui è un atleta e non fatica a scendere
senza, perdipiù deve raccogliere le bandierine segnavia e risulta più
agevolato.
Ricomincio la discesa per tornare a valle pensando, con incredulità, che il
Papa mi ha rubato le racchette! Sorrido, non mi resta che sorridere in mezzo
alla neve, solo, il freddo che mi accarezza il viso, mi sembra di sentire
una voce dentro che mi dice “guarda che tu le racchette per scendere le
hai!”. Una sorte di scuse per quel Papa montanaro che tanto ha voluto bene e
ha amato la montagna e che ora passeggia con le mie racchette nella
beatitudine della natura e ai piedi del cielo.
Siamo di nuovo tutti a campo Franscia, soddisfatti e contenti della
giornata, per pranzare e dar corso alle premiazioni del circuito Coppa Alpi
Centrali, a cui faceva parte anche la gara del Pizzo Scalino, come ultima
prova.
Il furto delle racchette sembra ormai sulla bocca di tanti presenti, c’è chi
ride, chi mi prende in giro, chi mi chiede, chi resta incredulo, ma le
racchette non ci sono più.
Mentre pranziamo ribadisco l’idea ai consiglieri della Sportiva Lanzada di
depositare una stele (o quant'altro) in ricordo del nostro Papa Giovanni
Paolo II°, proprio sulla cima di val Fontana e di rinominare la cima
(considerata anche l’incertezza del nome della Stessa cima Val Fontana o
cima Fontana) con il nome del pontefice. Tutti sembravano entusiasti. Escono
tanti nomi: Cima Wojtyla, Cima Giovanni Paolo II°, oppure più semplicemente
Cima Papa. Lui certamente sarà contento di sapere che anche nel mondo dello
sport, in modo laico e particolare, si sta pregando per lui.
Presente a Campo Franscia anche Ugo Agnelli, assessore allo sport
della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, il quale assiste alla giornata
e prima di terminare la premiazione, mi chiama per preparare con lui un
comunicato stampa per i giornali locali allo scopo di diffondere l’idea di
ricordare un pontefice grande e importante come Giovanni Paolo II°.
È lui stesso che mi conferma di impegnarsi per reperire fondi presso le
varie amministrazioni locali coinvolte per realizzare l’idea. In settimana i
consiglieri dell’associazione Sportiva Lanzada, Fabiano Nana e
Alessandro Nana andavano da Silvio Gaggi, artista di Chiesa
Valmalenco ad ordinare da una
statua in pietra ollare con l’effige di
Giovanni Paolo II°, a quale sarà depositata dagli alpini il giorno 24 agosto
2005 dopo aver girato le chiese della Valmalenco e di Sondrio.
Questa in sintesi la conclusione di una giornata in cui il mondo intero si
era fermato per pregare Papa Giovanni Paolo II° ; ma proprio lui ha voluto
che lo ricordassimo anche su una nostra montagna, forse perché da lì si può
vedere il monte Bernina, la montagna oltre i 4.000 metri più vicina alla sua
Cracovia.
E delle racchette che dire? Ognuno è libero di pensare e credere diverse
ipotesi, a me piace immaginare che Giovanni Paolo II° passeggia con loro
sulle nostre stupende vette!
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